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Patologie della cartilagine
Osteocondrite dissecante Stampa E-mail
osteocondrite disseccante

L’osteocondrite dissecante, OCD, è una condizione nella quale un segmento di cartilagine articolare con il suo osso subcondrale, sede di un processo necrotico avascolare focale, tende a separarsi gradualmente dal circostante osso sano.

L’eziologia è tuttora controversa e nessuna teoria è stata universalmente accettata.

Come vedremo in questo sito  l'osteocondrite è una patologia che se correttamente curata ha ottime possibilità di guarigione anche se molto dipende dalla  sede, dallo stadio della lesione e dalla attuazione del trattamento specifico più idoneo.

Quali sono le cause dell’osteocondrite?
Non esiste oggi una causa ben definita che, universalmente accettata, possa giustificare l’insorgenza di una osteocondrite.
Alcuni autori hanno ipotizzato una origine microtraumatica, legata a piccoli traumi continui tipici ad esempio di una intensa attività lavorativa o sportiva, altri Autori hanno  invece immaginato una origine vascolare o familiare.


Quali sono  le sedi più frequentemente colpite?
La localizzazione elettiva è il femore (ginocchio), altre sedi sono l’astragalo (caviglia), la tibia distale, il polso e il gomito.


Come evolve una osteocondrite?
La storia naturale della malattia appare molto controversa.
Alcune forme sono in grado di poter guarire spontaneamente mentre altre necessitano certamente di un intervento chirurgico.


Quale è oggi  il corretto trattamento di una osteocondrite?
Non esiste un unico trattamento corretto, esistono invece diversi trattamenti  che devono essere calibrati sulla singola lesione.
Per prima cosa è quindi  necessaria una stadiazione  della lesione in base alle quale poter poi programmare la  più corretta strategia terapeutica.


Quali sono gli esami che è necessario eseguire?
Gli esami diagnostici devono sempre essere prescritti dallo specialista, comunque i più utilizzati sono le Radiografie,  la Risonanza Magnetica e la TC.  E’  però importante sottolineare come spesso si arriva ad una precisa determinazione della lesione solamente in sede di artroscopia.


Si sente spesso parlare di trapianto di cartilagine, è possibile utilizzare tali tecniche per il trattamento della osteocondrite?
Come abbiamo visto molte sono le tecniche utilizzabili, dai trapianti di spongiosa per via retrograda, all’avvitamento del frammento ed  ai trapianti osteocondrali, dai più moderni sostituti di osso e cartilagine fino ai trapianti di cartilagine coltivata in laboratorio di cui tanto si parla.
E’ però il chirurgo che spesso  solo all’atto dell’intervento, deve  saper scegliere, tra le varie tecniche disponibili, quella  più idonea al tipo di lesione presente.


L’intervento chirurgico viene eseguito con tecnica aperta o in artroscopia? ( tecnica a cielo chiuso in cui si interviene attraverso due piccoli fori cutanei)?
Oggi l’intervento chirurgico è eseguito nella grande maggioranza di casi in artroscopia, cioè senza aprire l’articolazione ed ha pertanto un tempo di recupero relativamente breve.

Dopo quanto tempo è possibile riprendere l’attività sportiva?
Molto dipende dal tipo di lesione e quindi di tecnica utilizzata. Mediamente la ripresa della attività sportiva avviene dopo circa  4 mesi.


L’osteocondrite può colpire anche pazienti adulti?
Si, in alcuni casi la malattia si presenta a cartilagini articolari chiuse, in questi casi è molto più frequente il dover ricorrere all’intervento chirurgico per curare la patologia.


Si parla molto di cellule staminali, hanno già un ruolo nel trattamento della osteocondrite?
Probabilmente  le cellule staminali rappresentano insieme ad un adeguato scaffold il futuro nel trattamento delle  lesioni cartilaginee in genere ma non ancora il presente, almeno a livello clinico.
Prof. Fabio Cerza
Specialista in Ortopedia
Clinica Villa Salaria
Roma
Ultimo aggiornamento Mercoledì 04 Novembre 2015 18:00
 

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